Treu (Csi Fvg-Slovenia): «Serve un chiarimento applicativo da parte dell’Inps o una modifica alla norma».

Sostegni per il nucleo familiare a rischio per migliaia di lavoratori transfrontalieri residenti all’estero e per i lavoratori italiani assunti oltre confine. A lanciare l’allarme è il Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia, con il suo presidente Roberto Treu, che sottolinea

«l’esigenza di un chiarimento urgente da parte dell’Inps in sede di circolare applicativa, per evitare che i lavoratori transfrontalieri siano ingiustamente colpiti da una riduzione di reddito anche consistente, legata al venir meno degli assegni familiari e delle precedenti detrazioni per carichi familiari, in pieno contrasto con le normative comunitarie in materia».

Il problema, spiega Treu, nasce dalle differenze tra la disciplina dell’assegno unico, che per i lavoratori dipendenti entrerà in vigore dal prossimo 1° marzo, e le regole dei precedenti assegni per il nucleo famigliare. Mentre questi ultimi erano erogati, in virtù delle convenzioni esistenti, a tutti i lavoratori stranieri, anche se non residenti in Italia, l’accesso all’assegno unico è vincolato alla residenza e al domicilio nel nostro Paese.

«Ma questo – spiega Treu – contrasta con le norme comunitarie, che legano il sostegno al nucleo familiare del lavoratore al luogo di lavoro». Da qui la necessità di un chiarimento applicativo o anche, se sarà necessario, di una modifica legislativa, «per evitare – prosegue Treu – il paradossale effetto che una norma come quella sull’assegno unico, introdotta per migliorare le tutele dei lavoratori, possa determinare, nel caso dei transfrontalieri, la perdita di qualsiasi beneficio, con forti penalizzazioni sul reddito e sulle condizioni del nucleo familiare».

Preoccupazioni, come detto, anche per le possibili ripercussioni sull’erogazione degli assegni familiari ai lavoratori transfrontalieri italiani assunti oltre confine, oltre che per i possibili effetti negativi, in regione, in termini di mancata regolarizzazione dei rapporti di lavoro: «È del tutto evidente – spiega infatti Treu – che l’eventuale perdita dei sostegni al nucleo familiare finirebbe, di fatto, per incentivare ricorso al lavoro nero».

Vista la mancanza di chiarimenti da parte dell’Inps, il coordinamento nazionale Cgil-Cisl-Uil dei Consigli sindacali interregionali ha inviato una richiesta d’incontro urgente sia ai vertici dell’istituto che al ministero del lavoro. «Ma il tema – conclude Treu – è già stato sollevato anche nei confronti della Commissione europea».

La Presidenza del Csi Friuli Venezia Giulia-Slovenia riafferma la contrarietà alle misure adottate dal Governo sloveno in materia di entrata e uscita dal Paese, per i limiti imposti ai lavoratori transfrontalieri, che devono sottoporsi a tamponi ogni 72 ore, nel caso in cui non abbiano completato il ciclo vaccinale o non siano già guariti dal Covid. Si tratta di una misura che ostacola il diritto alla libera circolazione previsto dalle direttive europee.

Pertanto il Csi rivolge un appello ai Governi di Italia e Slovenia affinché operino per una modifica di queste misure e per garantire un’effettiva mobilità nell’ambito del lavoro frontaliero: provvedimenti unilaterali che incidono sulla libera circolazione, infatti, dovrebbero essere coordinati con i paesi confinanti. Il Csi inoltre, invita, la Regione Friuli Venezia Giulia ad assumere un ruolo attivo nelle interlocuzioni con le istituzioni slovene, anche nell’interesse del mercato del lavoro regionale.

CSI Fvg/Slo, Roberto Treu, Peter Majcen

Non si può che esprimere un apprezzamento sul via libera agli spostamenti transfrontalieri per i lavoratori e i cittadini residenti nelle aree di confine, frutto dell’iniziativa della senatrice Rojc e dell’onorevole Serracchiani. Anche il ministro della Salute ha mostrato sensibilità e attenzione per le esigenze economiche, lavorative, sociali e culturali delle nostre realtà confinarie, che oggi possono salutare una nuova caduta di quelle frontiere già da lungo tempo superate nella vita quotidiana e nella mentalità delle persone al di qua e al di là del confine, con il ritorno a un tessuto di relazioni che può nuovamente esprimere le sue potenzialità, a lungo frenate dalla pandemia.

Roberto Treu,
presidente Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia

«Se è vero che sono state adottate misure che hanno parzialmente tutelato il lavoro transfrontaliero, è anche vero che la mobilità di frontiera ne ha pesantemente risentito. Il Consiglio Interregionale Cgil Cisl Uil Zsss Ks90 auspica pertanto un pieno ritorno alla libera circolazione».

È quanto si legge nell’appello lanciato oggi dalle organizzazioni sindacali italiane e slovene in occasione del tradizionale saluto alla vigilia del Primo Maggio, organizzato quest’anno sul valico della Transalpina, già sede nazionale del primo Maggio nel 2004, per festeggiare, alla presenza dei due sindaci, l’assegnazione a Gorizia-Nova Gorica del ruolo di Capitale europea della Cultura 2025. Un appuntamento in vista del quale il Csi e le organizzazioni transfrontaliere sollecitano i due Comuni a programmare iniziative specifiche per valorizzare la cultura del lavoro transfrontaliero. È stato proprio questo il tema centrale dell’iniziativa di oggi, attraverso la quale i sindacati hanno voluto sottolineare

«le questioni più rilevanti che hanno penalizzato e continuano a penalizzare diritti e tutele dei lavoratori transfrontalieri, in particolare in materia di smart working, trattamento dell’assegno di famiglia, oltre ad altre annose questioni relative alle prestazioni sociali, assistenziali e al trattamento fiscale».

Temi sui quali il sindacato, come spiega il presidente del Csi Roberto Treu,

«ha avviato proprio in questi giorni un confronto con l’Autorità europea del Lavoro (Ela), con l’obiettivo di eliminare le discriminazioni e le penalizzazioni, arrivando a una piena parità di trattamento per il lavoro transfrontaliero in campo economico, previdenziale e fiscale».

In allegato il testo dell’appello

Riteniamo necessarie alcune precisazioni in merito all’entrata in vigore delle nuove normative che riguardano l’accesso dei lavoratori frontalieri italiani in Slovenia. Premesso e ribadito che il Consiglio sindacale interregionale Friuli Venezia Giulia-Slovenia auspica il rispetto delle raccomandazioni del Consiglio Europeo a favore del mantenimento al diritto alla mobilità per i lavoratori frontalieri anche e specificatamente in periodo Covid, va puntualizzato che i residenti in Italia che per lavoro, studio o  altre necessità previste dalle normative devono recarsi in Slovenia, possono fare ingresso in territorio sloveno presentando un tampone di esito negativo fatto nei sette giorni precedenti e che il test può essere effettuato gratuitamente presso le strutture sanitarie slovene ai principali valichi confinari tra i due paesi. È sufficiente firmare una autocertificazione per essere ammessi al  tampone, il cui esito viene comunicato in pochi minuti.

Il Csir, nell’auspicare un sollecito ritorno alla situazione ordinaria, esprime apprezzamento per la gestione di questi provvedimenti da parte della Slovenia, che recepisce quanto sollecitato nei giorni scorsi dallo stesso Csir, analogamente a quanto già fatto dalle organizzazioni sindacali italiane in merito ai transiti tra Friuli Venezia Giulia e Austria.

Le organizzazioni sindacali italiane e slovene aderenti al Csir restano a disposizione di quanti necessitano di chiarimenti o assistenza.

Presidenza Csir Fvg-Slovenia Cgil, Cisl, Uil – Zsss, Ks90
Roberto Treu

La decisione del governo sloveno di imporre l’effettuazione di un tampone per l’ingresso nel Paese, a partire dal 15 marzo, condizionerà pesantemente gli spostamenti dei lavoratori frontalieri. Pur prendendo atto che le misure sono state adottate per far fronte all’aggravarsi della pandemia, il Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia auspica che l’evolversi della situazione sia attentamente monitorato per ristabilire al più presto l’applicazione dei diritti alla libera circolazione per i lavoratori frontalieri, così come previsto dalle linee guida del Consiglio Europeo sull’attraversamento delle frontiere durante la pandemia.

I dieci giorni di moratoria prima dell’entrata in vigore della misura rappresentano una possibilità in più per poter consentire ai lavoratori di organizzarsi sottoponendosi ai test, magari utilizzando quelli “veloci” antigenici, meno costosi e di più facile attuazione, sebbene ancora di difficile reperibilità nelle farmacie del Friuli Venezia Giulia. Il Csir rivolge in ogni caso un appello al Governo sloveno perché si faccia carico del costo del tampone dei lavoratori transfrontalieri, così come avviene in Austria, consentendo anche ai non residenti di sottoporsi ai test in territorio sloveno. Il Csir e i sindacati italiani e sloveni ad esso aderenti, da parte loro, sono a disposizione delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri per assisterli per ogni necessità.

Presidenza Csi Fvg-Slo Cgil Cisl Uil Zsss Ks90
Roberto Treu, Peter Majcen