Si è svolto il 29 aprile il tradizionale incontro transfrontaliero tra le organizzazioni sindacali della Slovenia (Zsss e Ks90) e del Friuli Venezia Giulia (Cgil, Cisl e Uil) che si tiene, ogni anno, in prossimità del Primo Maggio su iniziativa del Csir Fvg-Slo (Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia) in un clima di collaborazione. Il messaggio, lanciato da un luogo-simbolo come la piazza della Transalpina fra Gorizia e Nova Gorica, è stato quello di un forte appello a ripristinare l’Accordo di Schengen visto che la situazione penalizza in particolare i 9 mila lavoratori frontalieri».
La scelta della location della piazza della Transalpina è stata un doveroso omaggio alla Capitale europea della cultura 2025 ma anche un riconoscimento a quella che è stata definita «la straordinaria importanza della cooperazione e dell’amicizia» tra due Paesi e tra due comunità che hanno saputo far prevalere sentimenti di pace e convivenza in una terra che ha subito, in modo molto doloroso, i conflitti del Novecento. «Ed è proprio in tale contesto – ha evidenziato Roberto Treu, preidente del Csir Fvg-Slo – che auspichiamo sia ripristinata la libera circolazione delle persone anche tra i nostri confini, con il completo ripristino dell’Accordo di Schengen».
La posizione dei sindacati è chiara, come ha sottolineato Treu: «La decisione di presidiare di nuovo le frontiere provoca ritardi e disagi a chi deve recarsi a lavoro, ed è contraria allo spirito stesso dell’Europa che ha visto cadere i confini: Schengen e la libera circolazione vanno immediatamente ripristinati a tutti gli effetti».
Ma ci sono anche altri problemi irrisolti e fonte di disuguaglianze per chi lavora al di qua o al di là del confine, riguardanti fisco, previdenza e diritti sociali. Tutto questo per i sindacati contribuisce a favorire il lavoro irregolare, penalizza e discrimina i lavoratori che vivono di qua e lavorano di là, talvolta a pochi chilometri di distanza. «Dopo tanti anni, – dicono i sindacati – per nessuno è stata riconosciuta la specificità del loro lavoro. E dire che le questioni fiscali potrebbero essere risolte con “semplici” accordi bilaterali, perché queste persone contribuiscono allo sviluppo economico. E non siamo qui a caso. Questa è la piazza simbolo della collaborazione».
Gli stessi concetti sono stati ripresi anche da Damjam Volf del Ks 90, che ha lanciato anche un appello per la Pace e un invito «a non creare nuovi confini ma ad abbattere quelli del passato. Credo che l’attuale retorica dell’aumento dei fondi per l’acquisto di armi ci porterà a una deriva pericolosa. Dobbiamo anteporre il lavoro al capitale. Dobbiamo fare molto di più. I due governi, sia quello italiano sia quello sloveno, adottino un approccio più serio nei confronti dei lavoratori e dei pensionati».